Applaudita nuova creazione del compositore Jean-Luc Fafchamps

giornaledellamusica.it
Recensione | classica

La prima parte è stata uno dei primi nuovi lavori presentati dopo lo scoppio della pandemia di Covid, un “pop requiem” interamente registrato e visibile solo in streaming, ed è stato un grande successo  riuscendo a trovare la giusta via per affascinare ed emozionare, antico e modernissimo allo stesso tempo, con tutti gli ingredienti dell’opera. La prima parte di “Is this the end” ti portava alla Monnaie, anzi in più di consentiva di scoprirne i corridoi e tut le altri parti normalmente non visibili al pubblico per parlare di morte, anzi per l’esattezza di limbo tra la vita e la morte. E se nella prima parte, dal sottotitolo “Dead little girl”,  la protagonista è una ragazza, il soprano, la seconda parte è adesso “ Here’s the Woman!” ed al centro della scena c’è  invece la dama, il mezzosoprano, che già appariva in sala nel suo meraviglioso abito lungo rosso nel primo episodio della serie. Previste infatti tre parti, e tre sono i protagonisti principali. La terza parte, già si sa, che sarà dedicata al giovane uomo, il cantante pop, ed sarà ambientata nel futuro. Se la prima parte era, quindi, in un contesto di contemporaneità, la seconda invece ha il sapore del passato e la scena, stavolta in teatro (nella Salle Malibran della Monnaie) è  letteralmente inquadrata in un trittico che di immagini che sono suggestioni dove la realtà, i cantanti che cantano da vivo da dietro una tela più o meno opaca, si confondono in un gioco di sovrapposizioni con le scene registrate, realizzando così quel limbo dove lo spazio e il tempo si mescolano, il passato e il presente diventano un tutt’uno, e si possono anche incontrare quindi tra loro personaggi che appartengono ad epoche diverse. In un tale quadro scuro dal gusto gotico, la musica del brussellese Jean-Luc Fafchamps è ricca di citazioni di composizioni per organo e canti polifonici, ma richiama anche moderne messe cantate arricchite con strumenti elettronici, facendo venire in mente pure musical come Jesus Christ Superstar. Siamo sempre in una mescolanza di stili, dal barocco al jazz al pop, come nella prima parte, ma qui i riferimenti alla musica antica sono più evidenti, coerentemente con il soggetto della seconda parte. Il libretto, in inglese, è del romanziere belga Éric Brucher, anche lui come il compositore Fafchamps alla sua prima esperienza d’opera, e pur essendoci un minimo di storia alla base si presenta, in parallelo alla musica, più come una serie di input – espressioni di desideri, riflessioni, ricordi, emozioni – che stai poi al fruitore elaborare in base al proprio vissuto. L’interprete principale è in questa seconda parte il mezzo austriaco Albane Carrère, voce allo stesso tempo sensuale, morbida, ma con begli acuti luminosi, che incarna perfettamente un’antica femminile nobile anima in pena ma anche con tutto lo strazio delle madri che perdono il figlio. Al suo fianco, il giovane soprano belga Sarah Defrise che, come nella prima parte, ben riesce con la sua bella voce impostata ma fresca a rendere una partitura con molti tratti stridenti, grida d’aiuto ma anche di protesta. Impressione d’attualità  che è poi ancora più evidente, naturalmente,  sopratutto quando canta Amaury Massion, nome d’arte Lylac, cantante pop folk, davvero assai piacevolmente ben integrato nel contesto lirico che contribuisce assai a rendere più  vivace a. Le scene sono di Ingrid Von Wantoch Rekowski, con i video di José Huedo, e sono un fiume di citazioni di opere della storia dell’arte antica e contemporanea, ravvivate dai costumi bizzarri dal colore rosso dominante di Regine Becker con tocchi di futuro che anticipano la terza parte. Coro e Orchestra da Camera della Monnaie registrati in voce e immagini, ma il maestro Ouri Bronchti è pure in presenza per dirigere i cantanti.

Alma Torretta, 25 aprile 2022

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